IL SOGNO DELLE MEMORIE DI ADRIANO. Una vita, più vite
Il modo più sicuro di cercare la via al "posto delle fragole", cioè dove affondano le mie radici, di me bolognese di nascita e bastardo di sangue, è una visita al paese dei nonni materni, Castano Primo. Per secoli feudo dei Visconti, Castano era nell'Ottocento un paesone dell'occidente milanese fra fra brughiere, boschi e canali della Valle Ticino (nella piana fra il Naviglio grande e l'Olona), ricco di importanti manifatture, concerie, tessiture, fonderie, ma specialmente filande, settore questo in forte sviluppo per la ricchezza d'acque, il diffondersi dell'allevamento dei bachi da seta, la facilità e il basso costo della manodopera femminile, e purtroppo anche infantile. Io ci arrivo sempre dalla Nord (intesa come ferrovia) percorrendo il viale alberatao della Stazione e il ponte sul Canale Villoresi; poi, dopo l adiscesa della strada davanti al Palazzo Rusconi e al suo parco nascosto dall'alto muro, resto incerto se passare dalla piazza (dove ti vedono tutti e devi salutare, anche fermarti; ma ormai però nessuno più mi conosce) oppure da drevia, i vicoli tortuosi ma più rapidi fra canale e abitato, che mi portano subito sul retro di via Casati. Perché Castano, poche migliaia di abitanti allora e adesso, è sempre stato popolarmente diviso in quartieri, come una città: Staziun, S. Roccu, Piazza, Drevia appunto, Pozzu Noèv, Praa, Stradun, e altri ancora. I miei stavano a Pozzo Nuovo: nel cortile (dove s'affacciano sui ballatoi le abitazioni dei vari nuclei familiari) si entra dall'enorme portone in legno e dall'androne col grande camino a legna: ma questo non c'è più e scomparsi sono anche le file di botti e di damigiane, il gabinetto sotto la cascina, il fico addossato alla parete, la toppia da l'uga (cioè il pergolato) che si estendeva sotto il balladur, e poi - in fondo - il giardino circondato da cataste di botti vuote, dal pollaio e con i paesaggi affrescati dal nonno sugli alti muri di cinta. Percepisco una lontana eco di memorie nella struttura muraria ancora sostanzialmente intatta, specie sul far della sera popolata dal suono del vicino campanile e dai rchiami ad alta voce dai cortili contigui; ho però la netta sensazione di dover cercare ancora, certo non lontano perchè sono giaà immerso nell'atmosfera del paese colo sentore indistinto della vita di campagna.