“Ritratto in piedi”, uno degli ultimi libri pubblicati da Gianna Manzini, uscì per i tipi della casa editrice Mondadori nel 1971 e quello stesso anno vinse il Premio Campiello. Con questo romanzo dell'infanzia scritto negli ultimi anni di vita, la scrittrice approda alla sua opera più nota dopo una lunga e sofferta rimozione della figura paterna, dopo che per tutta la vita non era riuscita a trovare la forza di avvicinarsi al ricordo del padre e rievocarne la vicenda umana e personale. Con una narrazione che procede per salti temporali, accostando episodi lontani nel tempo, il romanzo tratteggia infatti il ritratto di Giuseppe Manzini, un uomo che per i suoi ideali aveva scelto nella vita la via più difficile da percorrere. Pur appartenendo a una famiglia di estrazione borghese, quindi pur vivendo in una condizione agiata, il padre dell’autrice aveva aderito fin dalla gioventù alla fede anarchica, e per questa aveva sacrificato ogni interesse personale, tanto da dover pagare di persona, negli affetti e nelle sostanze, la coerenza ai propri ideali di emancipazione e libertà. Insieme al ritratto dell'uomo, la Manzini ci restituisce, con altrettanto affetto e partecipazione emotiva, anche il ritratto della sua città, Pistoia, nei primi decenni del secolo scorso, con i nomi delle vie, delle piazze, dei luoghi e delle persone che la animavano.