Borgo Santa Caterina : tra il ponte e la ferrovia
Nella motivazione con cui Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia Carrara, promuove l’inserimento di Borgo Santa Caterina nell'associazione “I Borghi più belli d’Italia”, si legge che “Ci sono altri borghi in città, ma a differenza di Santa Caterina, hanno smarrito la dimensione umana”. In effetti chi ci vive da diversi decenni lo sperimenta quotidianamente. Certo, il “Borgo d’Oro", come si è soliti definirlo a Bergamo, non è più periferico come era sessant’anni fa, s’è ammodernata l’edilizia, sono cresciuti nuovi agglomerati urbani, ma l’aria che si coglie, vivendoci, è ancora la stessa, a cominciare dal senso d’appartenenza della gente, comprese le giovani generazioni. Ci sono aspetti, legati alle tradizioni, come la festa del Santuario, che sembrano avere fermato il tempo. Insomma, una testimonianza di vita degli anni Cinquanta-Sessanta che gli anni attuali hanno rinfrescato, ma non cancellato. C’è ancora il gusto di ritrovarsi sul sagrato del Santuario a fare quattro chiacchiere, di darsi appuntamento davanti alla storica Colonna, di fare la spesa nei negozi e negozietti che l’irruzione dei supermercati non ha soppiantato, di passare la domenica mattina dopo la Messa alla Pasticceria Camponuovo per portare a casa il cabaret di paste con cui chiudere il pranzo del giorno di festa. E ci sono ancora i nostri “Parioli”, rappresentati dal raffinato Quartiere Finardi. Il famoso Ponte (in piazzale Oberdan) e il passaggio a livello di via Corridoni, che in quei lontani anni erano le Colonne d’Èrcole del quartiere, non ci sono più, ma per gli abitanti di oggi il Borgo d’Oro comincia e finisce ancora lì: più sopra c’è Redona, che ha tutta un’altra storia, più sotto comincia la città vera e propria, introdotta dal polmone verde del Parco Suardi. Un libro che narra la storia “minore" di una città, che ci aiuta a meglio comprendere quella che tutti conosciamo.