
Il paese era avvolto dalle tenebre e con la sua voce severa, l’orologio del campanile aveva da poco annunciato le dieci agli abitanti di Pompiano. i lampioni accesi, disseminati lungo le vie, svolgevano in piedi il loro dovere, rischiarando il cammino ai rarissimi passanti e nel medesimo tempo soddisfacevano i bisogni dei cani che, solitari e guardinghi, vagavano di strada in strada in cerca di avventure amorose. il cielo era pulito, senza nuvole, la luna contornata dalle sue stelle se ne stava lassù appesa, tranquilla e sonnecchiante. ma la luna lasciamola dormire in pace, meglio tornare sulla terra. quella sera una leggera e tiepida brezza soffiava allegramente per le contrade del paese, trascinando con se, in un gioioso turbinio, miriadi di foglie dai mille colori che danzando e frusciando si rincorrevano come scolarette vispe e dispettose. facendomi coraggio spinsi lo sguardo oltre il finestrino. ci fissammo. lei abbassò gli occhi. non respiravo più, fulminato dallo splendore di quella ragazza che era stata mia….